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Visita guidata

La Casa-Museo di Giovanni Pascoli

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La "Casa di Castelvecchio" è avvolta da muri e fronde, al riparo di voci che non siano quelle degli uccelli e delle acque. Guarda, in fondo al viale, il campaniletto merlato di San Nicolò, due cipressi e, in lontananza, la "liscia Pania", il Forato e il "monte Gragno molle di velluto" che, inondati d'azzurro o tormentati dalla bufera, perennemente le offrono compagnia.

Giovanni Pascoli l'acquistò nel 1902 con il ricavato delle medaglie vinte ad Amsterdam nei certami di poesia latina. Dopo averci trascorso le vacanze alcuni anni, da quel momento la settecentesca villa della Bicocca divenne finalmente sua e la pianta d'erba cedrina, tanto amata dalla madre, poté affondare sicura le radici nella terra, senza più vagare di città in città. Una casa che alle spalle ha l'edera dai capi fioriti, la piazzetta d'ingresso e la cappella, con l'urna scolpita dal Bistolfi dove riposano il Poeta e la sorella Maria. Una villa con il giardino, l'orto, il vigneto, la limonaia scherzosamente denominata il "Colosseo", l'altana con curiose bifore, due campane e l'arnia per le api.

Di là si vede Barga, si percepisce la sua "ora", si colgono il respiro dell'Appennino e il significato della scelta di chi cercava, in un paesaggio come questo, sostegno e ispirazione per coltivare la religione della poesia. Tale affettuoso rapporto, stabilitosi tra Pascoli e la Val di Corsonna, si è perpetuato fino ad oggi e coinvolge quanti giungono a respirare l'aria di Castelvecchio. L'opera di chi ebbe la responsabilità di proteggere e far vivere le memorie pascoliane ha compiuto il miracolo. La restituzione di una realtà che consente alla poesia di essere riconosciuta e di commuovere, allontana il pericolo di vedere un mondo ricco di significati trasformato in una raccolta di oggetti senza più anima

Si entra nella "casa" salendo una scala a doppia rampa. Ricordi e presenze: così si presentano i due piani abilitati: «Il primo piano si compone di un arioso ingresso è, a sinistra di esso, della cucina, del salotto da pranzo e da un'altra stanzetta attigua, ex studiolo di Mariù, attualmente sede dell'archivio, contenente i manoscritti autografi del Poeta, materiale che assomma a oltre 61.000 documenti.

Il secondo piano si compone di una grande sala, ovvero lo studio del Poeta, di due salette più grandi, adibite a biblioteca e di un salotto da cui si accede ad una terrazza coperta, la cosiddetta "Altana", da cui si gode una bellissima e ariosa vista panoramica, e da tre camere da letto, una delle quali - la stanza di Bologna - destinata agli ospiti .» La villa subì nel tempo numerosi restauri senza tuttavia perdere le caratteristiche primitive. Le stanze più integre risultano la cucina, la sala da pranzo e le camere da letto, del Poeta e di Maria. L'archivio, uno dei più ricchi d'Italia, dopo un primo ordinamento di Mariù, fu sistemato definitivamente dal prof. Mario Donadoni. La biblioteca di ben 10.00 volumi fu invece ordinata dalla prof.ssa Maria Ghirlanda.

Dal 1960 questo patrimonio di valore inestimabile, dietro richiesta è aperto alla consultazione di quanti vogliono studiare Pascoli e la sua età.  La cucina è la stanza di maggior fascino perché consente di respirarvi il clima di quando la famiglia era sacra e intorno al focolare ci si riuniva come ad un rito.Gli arredi e gli oggetti indispensabili perché a grandi e piccoli non mancassero l'acqua, il fuoco, il riposo, e di che sostenersi ci sono tutti: i fornelli, l'acquaio, il tavolo, le sedie di legno col fondo di paglia, la brocca, la secchia, il paiolo, i testi per i necci, la leccarda per gli arrosti, le molle, le pentole, il caldano, gli scaldini e, sulle pareti, i "rami" lucenti. Come accennato, dopo la morte del Pascoli, la casa subì numerose variazioni, anche nell'uso di alcuni vani. Ovunque però si perpetuò l'antico sentire, fatto di semplicità, ma anche di sfolgorante grandezza. La casa alterna infatti gli oggetti modesti e familiari della cucina a presenze materiali che rivelano le sublimi virtù del genio, come le tre scrivanie che, nella medesima stanza, accoglievano le creazioni in poesia italiana, latina e la stesura dei saggi danteschi. Per immagini si colgono infine sopra i mobili e lungo le parte i gusti, gli atteggiamenti, la moda, la sensibilità, le curiosità di un'epoca, che il Poeta immortalò con la sua macchina fotografica. Sono squarci di paesaggi ormai d'un giallo sbiadito, ravvivati qua e là dall'accorata presenza di oggetti liberty, dai ricami di Mariù, dall'arte di Plinio Nomellini, Tullo Golfarelli, Vittorio Corcos, Adolfo Tommasi, Alberto Magri e, nella cappella dove Giovanni Pascoli e la sorella Maria riposano, dagli affreschi di Adolfo Balduini.

BARGA E DINTORNI

Apuane - Cime innevate

Alpi Apuane

Alpi Apuane

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Ghivizzano

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San Romano - Le Verrucole.png

Serchio - Ponte del Diavolo